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Una vicenda dimenticata e sconosciuta di malagiustizia nell'Italia forcaiola dell'Ottocento. Il macchinista teatrale Cesare Batacchi, anarchico fiorentino, è accusato di aver lanciato una bomba sul corteo monarchico che la sera del 18 novembre 1878, a Firenze, festeggia Umberto I scampato all'attentato di Passannante, avvenuto il giorno prima a Napoli. Al processo è condannato, innocente, all'ergastolo. Tre anni dopo, due accusatori, all'estero, ritrattano le accuse denunciando di essere stati manovrati dalla questura fiorentina. In un paese serio, che ha l'orgoglio di aver dato i natali a Cesare Beccaria, Batacchi sarebbe stato immediatamente scarcerato, invece continua a rimanere nel penitenziario di Volterra. Nel 1899 riprende la campagna per la liberazione o per la revisione del processo e il ministro di grazia e giustizia afferma che non lo libererà. Il Partito Socialista Italiano alle elezioni del 1900 lo candida alla Camera dei Deputati nei collegi di Torino e di Pietrasanta (Lu). Eletto deputato di Pietrasanta l'elezione è annullata. Di fronte alla crescente indignazione popolare il re concede la grazia reale, senza che Batacchi abbia firmato nessuna domanda di grazia.